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Leishmaniosi

La Leishmaniosi è una malattia parassitaria sostenuta da un protozoo che necessita di due ospiti per il suo ciclo vitale: un invertebrato ed un vertebrato.

In Europa è presente la Leishmania infantum agente eziologico della Leishmaniosi canina, che può essere trasmessa anche all'uomo (zoonosi).

I canidi in genere rappresentano anche il serbatoio dell'infezione e per questo motivo in Italia si segnalano circa 200 casi all'anno di infezione umana trasmessa non direttamente dal cane bensì dal vettore che è un insetto ematofago chiamato flebotomo o pappatacio.

La diffusione della malattia è quindi direttamente proporzionale ed è strettamente legata alla presenza di flebotomi sul territorio.

In Italia la malattia è endemica dal litorale ai 600 metri di altitudine, sebbene negli ultimi dieci anni ormai i flebotomi siano arrivati anche nelle zone prealpine ed alpine.

Il ciclo inizia con l'infezione di un ospite (cane) attraverso la penetrazione dei promastigoti infettanti della leishmania tramite la saliva del flebotomo al momento della puntura.

I promastigoti, parassitando i macrofagi, si trasformano in amastigoti entro 24 ore ed iniziano a diffondersi in tutto l'organismo in varie fasi di moltiplicazione e replicazione.

Gli amastigoti si concentrano poi nella cute o nel sangue periferico del soggetto infetto e possono essere assunti da un nuovo flebotomo nel momento in cui questo si nutre.

All'interno del flebotomo gli amastigoti iniziano a produrre promastigoti che, liberi, iniziano a colonizzare l'intestino medio dell'insetto per poi risalire verso la proboscide ed essere pronti per essere nuovamente iniettati in un nuovo ospite.

In Italia sono state segnalate 7 specie del genere Phlebotomus attive indicativamente da maggio a novembre nelle zone meridionali e da maggio a ottobre nelle aree settentrionali, ovviamente le variazioni di clima influenzano la durata più o meno lunga del periodo.

Il Phlebotomus perniciosum è la specie di pappatacio maggiormente diffusa sul territorio nazionale e si può incontrare in tutti gli ambienti anche domestici.

Al momento attuale la prevenzione della Leishmaniosi si basa essenzialmente sull'impiego di presidi ad azione repellente o insetticida.

In passato la profilassi consisteva nell'uso di repellenti chimici, l'utilizzo di zanzariere molto fitte e nell'evitare di soggiornare all'aperto nelle ore notturne.

Diversi studi hanno dimostrato come l'impiego di insetticidi a base di permetrina e deltametrina siano in grado di ridurre il rischio di infezione nei cani esposti ed anche del rischio di infezione all'uomo. L'efficacia di questi principi è dovuta al loro effetto repellente a cui si associa l'effetto insetticida dei flebotomi che hanno assunto già il pasto di sangue.

Una diagnosi precisa è fondamentale sia per quanto riguarda la gestione dei casi clinici canini sia per controllare l'eventuale malattia a livello umano.

La sintomatologia è piuttosto varia: sono state descritte forme asintomatiche oltre alle forme classiche con sintomatologia molto evidente.

La malattia è una reticolo endotelite sistemica in cui il sistema immunitario del soggetto colpito ha un ruolo fondamentale nella comparsa dei vari quadri clinici.

Il periodo di incubazione varia da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 7 anni con un quadro clinico vario: febbre intermittente o remittente, dermatopatie, dimagrimento, diminuzione dell'appetito, stanchezza, astenia, atrofia muscolare, onicogrifosi, epistassi unilaterale e intermittente per lesioni ulcerative della mucosa nasale, piastrinopenia, lesioni oculari, lesioni renali, poliartrite, iperplasia linfonodale con coinvolgimento di milza, midollo osseo e fegato.

La terapia della Leishmaniosi determina frequentemente miglioramenti che portano alla guarigione clinica, ma non sempre questa è associata all'eliminazione completa del parassita e quindi la possibilità di recidive è frequente anche se ridotta dalla diagnosi precoce e dal potenziamento della risposta immunitaria cellulo mediata.

Il medico veterinario imposterà la prevenzione adatta per evitare il contagio e, nel caso di malattia diagnosticata, la terapia migliore per curare il soggetto malato.

 

intervista giu 2013

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