I PRINCIPI DELL'OMOTOSSICOLOGIA

 

L'Omeopatia antiomotossica o Omotossicologia (etimologicamente: studio dei fattori tossici per l'uomo) identifica nelle "omotossine" la causa cui ricondurre eziologicamente tutte le malattie.

Qualunque organismo è continuamente attraversato da un'enorme quantità di tossine esogene (batteri, virus, tossine alimentari, fattori di inquinamento ambientale, cataboliti di farmaci di sintesi, stress emotivi, ecc.) ed endogene (prodotti intermedi dei diversi metabolismi, cataboliti finali, ecc.).

In accordo alla teoria di von Bertanlanffy, secondo cui l'organismo è un sistema di flusso in equilibrio dinamico, se l'omotossina non è particolarmente "virulenta" e se i sistemi emuntoriali sono efficienti, essa attraversa l'organismo-sistema di flusso senza determinare alcuna interferenza nella sua omeostasi, che resterà pertanto nella condizione di equilibrio, cioè di salute.

Se viceversa, o perchè la tossina è particolarmente "aggressiva" o perchè i sistemi di drenaggio emuntoriale non sono sufficienti, si determina un'alterazione dell'equilibrio, che l'organismo, nella sua naturale tendenza verso il mantenimento o il ripristino della sua "omeostasi ristretta" (Laborit), cercherà di compensare innescando meccanismi supplementari di tipo autodifensivo: le malattie.

 

 

 

Se per Hahnemann "la noxa è niente, il terreno è tutto", e negli anni successivi, da Pasteur in poi, ci si fossilizza invece in una guerra cieca e senza esclusione di colpi al "microbo", per Reckeweg la malattia è da interpretare come la risultante che scaturisce dall'interreazione tra noxa patogena, fattori ambientali e soprattutto reattività. Per citare il padre dell'Omotossicologia: "le malattie sono l'espressione della lotta dell'organismo contro le tossine, al fine di neutralizzarle ed espellerle; ovvero sono l'espressione della lotta che l'organismo compie naturalmente per compensare i danni provocati irreversibilmente dalle tossine.

Come è facile intuire si tratta di una visione biologica del processo di guarigione: con i farmaci omotossicologici si stimola la capacità di autoguarigione del paziente attraverso il ripristino delle sue capacità metaboliche, enzimatiche, immunologiche, emuntoriali, giungendo alla definitiva eliminazione del carico tossico responsabile del quadro morboso, cioè alla vera guarigione.

Ben altra direttrice seguono, viceversa, i farmaci di sintesi: la soppressione dei sintomi conducead un miglioramento apparente ma spesso in un secondo tempo ad un approfondimento della patologia nell'organismo, al blocco della sua capacità reattiva, o, spesso, alla cronicizzazione della malattia.

Partendo da queste considerazioni, il Dr. Reckeweg osservò e descrisse un fenomeno di grande interesse: la vicariazione, cioè lo spostamento della malattia da un tessuto all'altro, da un organo all'altro. La vicariazione può avere una prognosi positiva (in questo caso è detta "regressiva" e corrisponde al processo di guarigione naturale) o, viceversa, negativa (in questo caso è detta "progressiva" e coincide, per esempio, con il processo di cronicizzazione). Ebbene, con la terapia omotossicologica si noterà la cosiddetta vicariazione regressiva, cioè lo spostamento della malattia da organi più nobili e profondi verso organi o sistemi deputati all'escrezione delle tossine.

La grande capacità di sistematizzazione portò il Dr. Reckeweg a concepire un quadro sinottico, la Tavola delle Omotossicosi, coagulando in esso, insieme, il patrimonio diagnostico dell'Omeopatia, i fondamenti dell'Embriologia, le moderne acquisizioni di semeiotica medica e di fisiopatologia.

In base alla Tavola delle Omotossicosi, a seconda dell'entità dell'aggressione e dell'integrità del sistema difensivo autologo (che Reckeweg chiama Sistema della Grande Difesa), l'organismo manifesta quadri clinici differenti che si possono agevolmente classificare in 6 fasi.

Nella sua Tavola, Reckeweg rappresenta i vari gradi di reattività attraverso i quali l'organismo cerca di mantenere o ripristinare la propria omeostasi, il proprio equilibrio, il proprio stato di salute. Ogni fase rappresenta l'espressione delle diverse capacità reattive (infiammatorie) dell'organismo.

È proprio l'inquadramento della patologia nella Tavola delle Omotossicosi ad orientare la scelta della strategia terapeutica.

IL CONTRIBUTO DI RECKEWEG ALLO SVILUPPO DELL'OMEOPATIA

Numerosi e diversi sono i contributi portati dall'Omotossicologia all'evoluzione del pensiero omeopatico.

Si è già detto della visione prospettica che Reckeweg propose per una Medicina integrata che coagulasse in sé Omeopatia e Allopatia, ma forse, ancor più di questo, la preziosa eredità che egli ci ha lasciato è quella di aver fornito le basi speculative per un'interpretazione dei principi dell'Omeopatia non più basata solo sull'empirismo ma sulla scientificità.

Con Reckeweg, i principi di similitudine, delle dosi infinitesimali, dell'individualità, su cui poggia l'Omeopatia, trovano finalmente un suffragio di veridicità scientifica e sperimentale.

Fra i lavori di riferimento più interessanti in questo senso ci piace citare il Test del cortisone di Hauss e collaboratori (1968), chiaro esempio di come l'effetto di una sostanza omeofarmacologicamente attiva vari al variare della propria concentrazione (principio delle dosi infinitesimali). Scopo dell'esperimento è valutare, in vitro, l'attività della sostanza fondamentale della matrice extra-cellulare, ovvero la sua reattività (o, se si preferisce, la sua "capacità di infiammarsi").

A tal scopo, 0,2 g di pelle di topo vengono messi in incubazione con 5 ml di una soluzione contenente S35 (cioè un isotopo dello Zolfo facilmente rilevabile e misurabile all'interno delle cellule) e varie concentrazioni di cortisone (potente farmaco antinfiammatorio), a partire da 5 mg fino a 0,000005 mg.

Scopo dell' esperimento è osservare se si verificano variazioni di assorbimento del S35 (indice di attività connettivale) col variare della quantita' di cortisone.

Ad alte concentrazioni di cortisone (5 mg) si osserva un effetto inibitorio, cioè le cellule in incubazione non includono il S35: il cortisone svolge pienamente la sua azione antinfiammatoria

Diluizioni molto più elevate, fino a 0,0005 mg di cortisone, hanno ancora un effetto fortemente inibitorio.

Quando il grado di diluizione del cortisone è pari a 0,00005 mg si verifica un inversione dell'effetto, e l' assorbimento del S35 da parte delle cellule di pelle di topo aumenta sensibilmente, superando anche il valore di controllo. La concentrazione 0,00005 g di cortisone in 5 ml di soluzione corrisponde ad una diluizione omeopatica decimale D8.

Quando il grado di diluizione del cortisone diventa 0,000005 mg in 5 ml (pari alla diluizione omeopatica D9) l' attività di inclusione del S35 da parte delle cellule diventa ancora più eclatante, cioè il cortisone da antinfiammatorio diviene pro-infiammatorio.

LA FARMACOLOGIA OMOTOSSICOLOGICA

Il contributo di H. H. Reckeweg allo sviluppo dell'Omeopatia è andato ben oltre l'aver proposto le chiavi di lettura per l'interpretazione scientifica del meccanismo d'azione del rimedio omeopatico. Con la Casa HEEL GmbH, da lui fondata nel 1936, Reckeweg propone una Farmacologia originale ed innovativa: accanto ai rimedi omeopatici classici (derivazione vegetale, minerale, animale) egli introduce una serie di principi omeopatici "nuovi", che rappresentano l'attualizzazione omeopatica dell'Immunologia e della Biochimica: ecco comparire nuovi ceppi nosodici (veri e propri immunostimolanti), ecco i catalizzatori del Ciclo di Krebs ed i chinoni omeopatizzati (veri e propri stimolatori metabolici), gli organoterapici "Suis"(stimolatori della funzione e della struttura di tessuti ed organi), gli allopatici omeopatizzati (veri e propri antidoti ai danni jatrogeni causati dai farmaci di sintesi) e, soprattutto, la rivoluzionaria classe dei preparati composti, cioè delle composizioni ideali di rimedi, vere e proprie unità terapeutiche, ognuna specifica per ogni patologia.

CONCLUSIONI

Sono passati più di 200 anni dalla nascita dell'Omeopatia e i suoi principi e soprattutto i suoi rimedi non sono mai divenuti obsoleti.

È altrettanto vero che i progressi della Medicina e della Ricerca Medica, per parlare solamente degli ultimi 50 anni, sono stati straordinari e, soprattutto in campo diagnostico, impressionanti.

Si pensi alla Risonanza Magnetica Nucleare o all'Ecografia. Potremmo, oggi, farne a meno?

Siamo certi che se Hahnemann fosse nato, per esempio, nel 1921 anziché nel 1755, non avrebbe "inventato" il suo metodo diagnostico dell'interrogatorio omeopatico, certamente straordinario, innovativo per l'epoca, ma ai nostri occhi non scevro di limiti; è vero che i sintomi, indagati minuziosamente, sono le "parole" con cui si descrive la malattia, ma in pieno 2005 è giusto prescindere dall'esame obiettivo, dal fonendoscopio, dai dati di un emocromo o dai risultati di una TAC?

Anche Hahnemann oggi girerebbe per le corsie di un ospedale con lo stetoscopio al collo, e sicuramente nel suo studio, a fianco della Materia Medica e del Repertorio comparirebbero un diafanoscopio e un buon vademecum sull'interpretazione degli esami di laboratorio.

Anche Hahnemann, oggi, sarebbe un po' ... Reckeweg.

Eppoi, come possiamo non considerare che i principi della Farmacologia omotossicologica hanno modernizzato l'Omeopatia.

Oggi abbiamo a disposizione, grazie all'Omotossicologia, un metodo di cura biologico che fa ricorso ad una farmacologia omeopatica moderna, con un ampio ventaglio farmacologico e con delle solide basi di sperimentazione clinica; disponiamo di farmaci di alta qualità e in tutte le diverse forme farmaceutiche e soprattutto disponiamo di farmaci che rappresentano la sintesi perfetta fra antico e moderno, fra tradizione e avanguardia.

È partendo da queste considerazioni che ci sentiamo di dire che l'Omotossicologia, figlia illustre dell'Omeopatia hahnemanniana, ma storicamente aperta ai progressi della Scienza medica, sarà la medicina del III millennio, una Medicina che nasce dalla tradizione e appartiene al futuro.

(Articolo tratto dal sito http://www.guna.it/)


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